lunedì 18 novembre 2013

"TARALLE, TARALLE CAVERE!!!"





 













PREFAZIONE
All'inizio dell'800 il tarallo "nzogn e pepe" si arricchì di un ingrediente che tuttora ne fa parte con il suo sapore va infatti a nozze col pepe: la mandorla. Ancora oggi non si sa chi l'abbia per primo aggiunta al tarallo, ma chiunque sia stato, merita tutta la nostra gratitudine partenopea. Il tarallo faceva del bene a tutti: al fornaio, che utilizzava la pasta di pane rimasta, con poca fatica: e al popolo, che a pochi soldi se lo comprava. Il tarallo era una vera benedizione per la borsa, ma pure per il palato, e per la sopravvivenza: il grasso che contiene è infatti molto calorico. Per la sua caratteristica di cibo povero, il tarallo andava via come il pane, da cui in fondo deriva. Lo si consumava nelle osterie, in cui si accompagnava a del vino spesso assai poco pregiato. Da una parte aumentandone il consumo ( il pepe porta sete) ma dall'altra riducendone gli effetti negativi su stomaci altrimenti vuoti. Gli specialisti del tarallo sostengono che vada mangiato inzuppato nell'acqua di mare. Oggi questa raffinatezza va evitata, dato lo stato dei nostri mari: ma anche in passato, quest'uso dev'essere stato responsabile di molte gastroenteriti. I taralli sono uno sfizio tutto napoletano. E' tuttora un classico comprarli a Margellina nei chioschetti sistemati sul lungomare(adesso ne sono rimasti soltanto alcuni), e sgranocchiarli passeggiando col Vesuvio da un lato e Posillipo dall'altro. Una volta i taralli napoletani non aspettavano i clienti nei chioschi, o nelle panetterie, come oggi; gli andavano incontro per le strade. Il "tarallaro" era una figura caratteristica. Con la sua cesta sulle spalle, batteva senza posa la città per vendere i taralli ai passanti. Oggi è sparito, ma quello che scompare nella realtà sopravvive nel linguaggio: ancora adesso, per indicare una persona senza voce in capitolo, sbattuta di qua e di là dagli eventi, e costretta ad affaccendarsi senza sosta, si dice "me pare 'a sporta d' o tarallaro!"Nei suoi in terminabili giri, il tarallaro dava la voce: "Taralle, taralle cavere!"E caldi, dovevano essere tassativamente, per poter sprigionare la loro caratteristica fragranza, e invogliare la gente all'acquisto. Era per questo, e non per motivi igienici(a quell'epoca ci si badava poco), che il tarallaro copriva la sua preziosa merce con una coperta. Oggi, la morte sua(cioè la maniera migliore di consumarlo) è infatti con la birra, meno alcolica del vino cui si accompagnava prima. Nelle birrerie e nei pub, frequentati dai ragazzi, taralli e birra formano attualmente un duo ben affiatato, e particolarmente richiesto. Grazie a queste nuove abitudini di consumo, attualmente il tarallo lo si trova pure al supermercato, per lo meno nelle catene migliori. Ben impacchettato, confezionato sotto vuoto, con l'indicazione: "riscaldare prima dell'uso". Non c'è bisogno del forno a microonde: è sufficiente un semplice termosifone, per sprigionare quel po' di calore che basta perché la sugna liberi nuovamente tutto il suo aroma, e la mandorla dia il meglio di se. A proposito: l'esame della mandorla è un ottimo test per valutare la freschezza del tarallo. Se è ancor bella dura, ed è profumata, tutto OK. Se invece è molle, e non emana alcun odore, vuol dire che il tarallo e vecchio.
Cari amiche/ci, questa è una mia piccola ricerca che ho fatto su questo delizioso e sublime biscotto rustico che non manca mai a noi napoletani. In giro ci sono diverse ricette e diversi modi di cottura per prepararli. Con la ricetta che sto per trascrivere, direi che è stata quella che maggiormente mi ha soddisfatto perché si avvicina molto ai taralli che vendono nei negozi, qui a Napoli. Basta avere della sugna paesana e delle mandorle di buona qualità per assaporare e degustare il vero tarallo napoletano. 
"PAROLA DI BABBà... PROVARE PER CREDERE!!
COSA VI SERVE:
Un impastatrice
Una ciotola con coperchio
Una lastra da forno
Carta da forno
Un coltello
Manipolazione
INGREDIENTI:
Per la biga:
160 g di farina Manitoba
1 bustina di lievito secco(io Mastro Fornaio della Pane Angeli)
80-90 ml di acqua naturale in bottiglia
Per l'impasto:
450 g di farina Manitoba
180 ml di acqua naturale imbottigliata a temperatura ambiente
240 g di sugna paesana
300 g di mandorle di buona qualità spezzettate con un coltello
14 g di sale fino
3 grammi di pepe nero
2 cucchiaini di di zucchero semolato
PROCEDURA:
La sera prima, fate la biga con la farina miscelata al lievito secco e l'acqua a temperatura ambiente in una ciotola e mescolate il tutto per avere una pasta morbida e un po' appiccicosa come si vede nella foto. Coprite la ciotola con il suo coperchio e lasciate che lieviti per un minimo di 12 ore. Se l'ambiente di casa vostra non è molto freddo lasciate la ciotola col coperchio con sopra un tovagliolo leggero, se invece e l'incontrario mettetela sotto al forno con la lucetta accesa.
La mattina avanti fate l'impasto in questo modo: mettete la farina, la biga, il pepe e lo zucchero e incominciate a impastare con il gancio a uncino a velocità 1, introducete l'acqua, in cui avete sciolto il sale, lentamente e continuate a impastare fino a quando la pasta si stacca dalle pareti dalla ciotola. A questo punto aggiungete le mandorle che avrete spezzettato con un coltello e appena si sono amalgamate all'impasto introducete la sugna e impastate. Appena l'impasto si stacca dalle pareti della ciotola, spegnete la macchina, prelevate la pasta e depositatela in una ciotola e fatela lievitare per un ora.
Riversate l'impasto lievitato su di un piano pulito il quale non andrà ne unto e ne infarinato. Prelevate un pezzo alla volta e formate un salsicciotto lungo 20 cm., portate le due punte verso di voi e formate una treccia(come si vede nella foto). Riprendete di nuovo le due punte e unitele per formare il tarallo. Mano mano che li formerete, sistemateli sulla piastra ricoperta di carta forno allineati e distanziati fra di loro di un centimetro. Quando avete riempito tutta la piastra, metteteli a lievitare sotto al forno intiepidito per un'ora. Avvenuta la lievitazione, non vi resta che preriscaldare il forno(il mio e a gas) a 150°C ventilato. Infornate e cuocete per un'ora fino a quando vedrete che si sono ben dorati e biscottati. Servite i taralli caldi per assaporare tutto il loro aroma, si possono conservare per diversi giorni se sono messi sottovuoto.
N:B.: ci sono diversi modi per la cottura di questi taralli, vi ho dato quella meno impegnativa cioè quella diretta con la sola temperatura descritta. Altri li cuociono con diverse temperature partendo inizialmente con 200°C per i primi 15 minuti, poi a 180°C per altri 15 minuti, poi a 160°C per altri 15 minuti, poi altri 15 minuti a 140°C per farli biscottare. Altri ancora li cuociono per mezzora a 200°C, poi estraggono la piastra dal forno per farli un po' raffreddare e poi li rimettono in forno a 140°C fino a quando si sono biscottati. Vi ho trascritto queste fasi che ognuno adopera per la cottura del tarallo perché è importante la sua biscotta tura per far sì che il suo interno si asciughi bene perché tende a rimanere umido. Spero di essere stato alquanto chiaro in questa mia descrizione. Babbà vi ringrazia di cuore e manda a tutti tanti bacioni affettuosi!!
"BUONA VITA A TUTTI"     

5 commenti:

  1. Lucio non ho parole....è meraviglioso il tuo posto. Noi siamo napoletane ma assolutamente non conoscevo la storia, grazie.
    La tua ricetta è molto più equilibrata rispetto alla mia la copio, li farò e ti farò sapere. Grazie anche per la ricetta
    Buona serata
    Patrizia di Cucina con Dede

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  2. Grazie di cuore Patrizia^^! Sono lusingato e onorato per il fatto che provi a fare questa ricetta. Hai detto: noi siamo napoletane, quindi siete un gruppo che mi seguite o sei solo tu? Fammi sapere. Spero di non lusingarti ma che riesci a farli bene al primo colpo, questo è il mio intendo delle mie ricette cercare di renderle facili e intuitive. Buona serata anche a te e buona riuscita! Ciao Patrizia a presto.

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  3. Grazie Lucio per questa fantastica ricetta, ricca di tradizione, la faccio di sicuro, ti abbraccio!!!!

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    1. Grazie di cuore Speedy^^. Sei carina e gentile. Sono onorato che tu prova questa ricetta sarei tanto contento nel sapere della riuscita anche se e negativa, mi accontenterei ugualmente perché la fai con le tue mani. Grazie davvero. Ricambio il tuo abbraccio con affetto!!!!

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  4. buonissimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Chiedo scusa a chi mi lascia un commento se vi chiedo questo passaggio di verifica, purtroppo il mio blog è invaso di centinaia di commenti "SPAM". Grazie di cuore se acconsentite.